UN ALTRO
PROMETEO

Menzione al merito alla drammaturgia – “5° Premio Internazionale Salvatore Quasimodo”

Scritto e diretto da Salvatore Cannova

Con Andreas Garivalis, Francesco G. A. Raffaele
Elementi scenici e costumi Salvatore Cannova
Luci Michele Ambrose
Assistente alla regia Alessandro Accardi
Assistenti agli elementi scenici Paolo Cannova, Giulia Piccoli
Produzione Soc. Agricola Eredi di Vaccaro C. srl, Compagnia Fenice Teatri
con la collaborazione del Parco Fluviale dell’Alcantara
con il patrocinio del Comune di Motta Camastra (ME)
e del Consolato Onorario della Repubblica dello Zambia in Sicilia

SINOSSI

Prometeo si ritrova da sempre in un luogo sperduto e isolato, incatenato ad una mascherina di ferro, illuminato da una torcia elettrica e vestito solo da una coperta. Il suo crimine è anche la sua fortuna: essere un titano nato sotto una cattiva stella. La stessa stella che Zeus interpretò come catastrofica per lui e tutte le divinità dell’Olimpo e che lo “obbligò” allo sterminio degli abitanti titani, sporchi, ingordi e atei. Da quel giorno, salvato in un istante di pietà, Prometeo vive come un animale in gabbia. Rinchiuso dal re degli dei per paura di una “ritorsione delle stelle”, conosce la realtà attraverso le ombre che il suo carceriere Efesto, unica compagnia concessa, gli insegna con uno schermo di carta velina. Ma il giorno del suo centesimo compleanno, prometeo si risveglia con abiti eleganti in un luogo pieno di luce. Zeus, vinto dalla noia, decide di andare contro il catastrofico presagio e lo libera sulla cime del Monte Olimpo con un furbo escamotage: addormentato, gli si farà credere di aver fatto un brutto sogno. Così, se le stelle avranno avuto ragione, Prometeo verrà fatto addormentare e portato nuovamente in catene, scampando ogni pericolo. Ma con il suo “essere giusto”, Zeus svela l’identità del ragazzo stesso e alle altre divinità, raccontando la storia del suo isolamento e ricordando le motivazioni, impregnate di disprezzo, che lo hanno spinto al massacro dei titani. Prometeo si infuria, ma Zeus lo blocca. E rispondendo alle accuse ricevute, lo minaccia ricordando ciò che ha fatto al suo popolo e raccontando di come ha tolto il fuoco agli umani che lo volevano fregare.  Così l’infuriato Prometeo, ignorando le minacce e capendo che è l’unico modo che ha a disposizione per andare contro Zeus, ruba il fuoco per donarlo ali umani. Ma il capo degli dei non apprezza la ribellione e credendo che questo sia frutto del presagio delle stelle, lo incatena incosciente forte del suo escamotage.  Svegliatosi tra le catene, Prometeo confonde la sua libertà con un sogno e piangendo si riaddormenta, nella speranza di sognarsi libero. Zeus però, presentando il sopravvissuto a tutto l’Olimpo, ha spinto alcune divinità ad insorgere nei suoi confronti. Dunque Prometeo viene liberato da Hermes, messaggero deli dei, e dichiarato “re dell’insurrezione”. Così la guerra tra i due schieramenti, capitanati da Zeus e Prometeo, ha inizio. Il titano risulta vincitore e, dopo aver risparmiato il re degli dei, sale sul suo praticello di erba sintetica appena conquistato, ignorando la distruzione che lo circonda e dando le spalle ad ogni azione passata.

UN ALTRO
PROMETEO

NOTE DI REGIA

Un altro Prometeo è uno spettacolo dove attorno al tema della multiculturalità disprezzata e perseguitata si intrecciano due nuclei narrativi: il mito di Prometeo e le vicissitudini di Sigismondo ne “La vita è sogno” di Calderòn de la  Barca. Come anticipa già il titolo, questo è un’altra storia. Ma, prendendo in prestito la proprietà commutativa, cambiando i contesti e le vicende il risultato non cambia: Prometeo continua ad essere il simbolo della ribellione. Nonostante, però, si esalti la resistenza e la tenacia (inevitabile scomodando il titano “che riflette prima”) “quest’altro” Prometeo porta ad alcune domande ben precise. E l’alba di un’Era che torna ad avere paura del fungo atomico, ci si chiede: sconfitto il nemico, trovata la pace, deposti i morti e innalzati loro memoriali per dimenticare, cosa è cambiato? Sarà mai possibile una convivenza stimolante e pacifica tra culture diverse? Potrà mai la diplomazia vincere sull’istinto di supremazia dell’essere umano? Nel delirio d’onnipotenza che dialoga come un cancro in metastasi, verrà mai accettata l’unicità? A partire dal mito, questi e tanti altri interrogativi prendono il sopravvento lasciando aperto un piccolo spiraglio in chiusure che non danno speranze. Uno studio della contemporaneità e del suo immediato futuro, quindi, che vuole sensibilizzare su temo quali multiculturalità, razziamo, guerra, libertà, impegno civile, diversità, indifferenza, che trovano terreno fertile in una riflessione che non vuole dare alcuna morale, bensì mira ad evidenziare una condizione malata appartenente alla natura stessa del genere umano e spinge ad autoresponsabilizzarsi in un periodo, questo, in cui è necessario il contributo di tutti.

Salvatore Cannova